Oscata Borgo Rurale - Bisaccia | (Ecomuseo delle Cucine Rurali) ..."forni di comunità e le ritualità dell'infornata"

Ra quer' r'Mecca (trad. presso la Masseria Scarlatella)
Forno, colombaia, stalla e porcile, insomma una Cucina Rurale sotto la neve.
L'associazione Pro Loco Oscata inVita aps invita ogni associazione, comitato, gruppo di cittadini irpini, che utilizzano, valorizzano, raccontano le storie di forni a legna o a paglia, costruiti da oltre 50 anni, per occasioni ricreative, divulgative o rievocative a raccontare brevemente la storia del proprio forno e le modalità di utilizzo attuali.
Oscata inVita, ente gestore dell'Ecomuseo delle Cucine Rurali dell'Alta Irpinia, è in procinto di presentare domanda di iscrizione all'inventario del patrimonio collettivo campano (Ipic) dei "forni di comunità e le ritualità dell'infornata" nella sezione dedicate alle pratiche e tradizioni agro-alimentari. 
Ad Oscata, come in molti paesi irpini fino agli anni '50-'60, c'era l'usanza di costruire forni utilizzati da gruppi di famiglie per l'infornata del pane.
L'informazione, da inviare alla mail oscatainvita@gmail.com, è necessaria per mappare tutti i luoghi in Irpinia, in cui le ritualità dell'infornata collettiva e l'utilizzo del forno sono ancora praticate anche con scopo divulgativo, informativo, ricreativo o formativo/didattico.
Si chiede pertanto di indicare, luogo, storia, gruppo di persone o collettivo di riferimento ed una mail o numero di contatto telefonico.
La finalità è identificare a livello regionale, per poi valorizzare, una ritualità autentica del nostro territorio.  Oscata Borgo Rurale - Bisaccia
Da quella posizione favorevole, ogni giorno gettavo lo sguardo su quel nugolo di casupole. Le osservavo una ad una. La sera penetravo nei vicoli come un lupo affamato. Volevo saziarmi di presenze umane, di odori e di sapori. Un pomeriggio mi avvicinai al forno. Mia madre aveva fatto il pane. Era in procinto di infornare. Si lavò le mani in un’acqua sudicia che stagnava in un secchio e poi nella stessa acqua bagnò uno straccio nero come la pece. Legò lo straccio ad un lungo bastone e pulì a dovere il piano del forno. Prese poi la pala, la spolverò di farina e incominciò a infornare le pizzedde (focaccia). Man mano che queste cuocevano in un angolo, lei infilava le enormi pagnotte rotonde che dovevano bastare per circa un mese. Si spolverò un poco il grembiule imbrattato di cenere e di farina e scrostò dal pavimento  una di quelle pizzedde bella e profumata. La portò alla luce assieme alle altre. Solo allora si accorse della mia presenza. Mi  sorrise bonariamente.  Era avvampata, rossa e congesta. Poi prese a rimproverarmi. “Che sei venuto a fare qui! Vattene! Non voglio che ti copri di cenere pure tu! Allontanati da questo inferno prima che sia troppo tardi! Qui non ci sono troppe speranze per te!” Afferrai la pizza ancora scottante, me la strinsi al petto e inspirai a pieni polmoni. Emanava un profumo che non sono mai riuscito a dimenticare. Tante volte in seguito avrei calpestato fango per venire da Bisaccia a prendere un po’ di quel buon pane per sfamarmi.I l racconto è tratto da "Infanzia del borgo" di Michele Panno. Le foto raccontano la storia del forno abbandonato e riattivato da Oscata inVita.
Gli ultimi giorni del 2024 li dedichiamo a raccogliere le immagini dei momenti più belli dell'anno, vissuti con gli ospiti dell'Ecomuseo delle Cucine Rurali

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